La Sindrome di Down
La sindrome di Down conosciuta anche sotto la denominazione eziologia "trisomia 21" costituisce la forma genetica, ma non ereditaria, più frequente di ritardo mentale. Genetica non vuol dire ereditaria: infatti nel 98% dei casi la Sindrome di Down non è ereditaria. La terminologia rimanda a John Down, medico inglese della seconda metà del XIX sec., che per primo fornì una descrizione dettagliata della sindrome.
La sindrome di Down è una sindrome polimalformativa dovuta ad una alterazione del corredo cromosomico, costituita dalla presenza di un cromosoma 21 soprannumerico.
La caratteristica epidemiologica più nota è la correlazione con l'età materna, l'incidenza della sindrome di Down aumenta con l'aumentare dell'età materna. Studi più recenti mettono la sindrome in relazione con l'età paterna.
Come viene diagnosticata?
La sindrome di Down può essere diagnosticata anche prima della nascita intorno alla 16° - 18° settimana tramite l'amniocentesi (analisi del liquido amniotico) o villocentesi (prelievo dei villi coriali). Il tri-test è un'esame del sangue materno eseguito tra la 15° e 16° settimana di età gestionale, fornisce una risposta che indica la stima della probabilità che il feto abbia una trisomia 21 oppure no. Il tri-test non ha valore diagnostico, ma dà indicazioni per una eventuale amniocentesi mirata.
Quante sono le persone con sindrome di Down?
Attualmente in Italia 1 bambino su 1200 nasce con questa condizione. Grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate a queste persone la durata della loro vita si è molto allungata così che si può ora parlare di un'aspettativa di vita di 62 anni, destinata a crescere ulteriormente in futuro.
Si stima che oggi in Italia vivano circa 38.000 persone con s. di Down delle quali il 61% ha più di 25 anni. (Verso l'autonomia A. Contardi, 2004)
Il quadro somatico
Le caratteristiche fisiche fanno sì che i bambini e in genere i soggetti trisomici 21 si somiglino in qualche modo. Tuttavia ogni soggetto ha le sua peculiarità e nessuna persona portatrice di una sindrome di Down presenta tutte le caratteristiche esposte di seguito. L'idea che le persone con sindrome di Down siano tutte uguali più simili tra loro che ai loro genitori o fratelli, è uno dei tanti pregiudizi e smentita dalla realtà come oggi ci è nota.
Tra le varie caratteristiche possiamo annoverare:
Gli occhi leggermente a mandorla, la parte esterna dell'iride può comportare delle macchie leggermente colorate (chiamate "macchie di Brushfield"). Le orecchie sono generalmente piccole come anche i lobi auricolari. La bocca relativamente piccola mentre la lingua ha un volume superiore alla norma.
Le mani sono piccole con le dita corte, il dito mignolo può essere più corto del normale e la parte superiore è spesso ripiegata verso le altre dita della mano.
Per quanto concerne la crescita fisica i soggetti trisomici 21 sono, salvo rare eccezioni, più piccoli della media.
Il corpo appare tarchiato, l'andamento generale è spesso rilassato dato da una certa ipotonia muscolare. L'altezza al momento della nascita è spesso normale. Il ritardo della crescita fisica è chiaramente evidente dopo i 4 anni.
E' frequente una tendenza a una leggera obesità che può apparire verso la fine dell'infanzia o nel corso dell'adolescenza.
Non si sa, invece, esattamente come l'anomalia cromosomica che determina la trisomia 21 abbia rilevanza sul cervello. E' verosimile che impedisca lo sviluppo normale in quanto al volume e alla complessità delle strutture nervose centrali.
Alcuni soggetti portatori della sindrome di Down hanno seri
problemi di salute. Si possono raggruppare nelle seguenti
principali voci:
Predisposizione all'infezione
Un certo numero di persone con sindrome di Down presenta dei
meccanismi immunitari deboli: da qui una frequenza maggiore
di infezioni localizzate in seno ai sistemi respiratori e
digestivi.
Problemi del tratto digestivo
In alcuni casi (3-4%), il bambino trisomico 21 nasce senza
che lo sviluppo anatomo - fisiologico del tratto digestivo
si sia compiuto.
Problemi cardiaci
In un caso su 3 o 4 lo sviluppo embrionale e fetale del
cuore non si effettua in modo normale, può ad es. sussistere
un'apertura tra le due parti laterali del cuore, se
l'apertura è ampia, il funzionamento della pompa cardiaca è
gravemente disturbato.
Problemi sensoriali
Nel bambino con sindrome di Down sono possibili problemi
dell'udito. Deficienze secondarie dell'orecchio medio
possono verificarsi in seguito a otite e altre infezioni
dell'orecchio. E' un aspetto che richiede la massima
attenzione. Possono esservi anche delle malformazioni
anatomiche congenite
dell'orecchio.
Sono frequenti anche i problemi visivi; può sussistere per
qualche tempo uno strabismo pronunciato, che poi si attenua
con l'età o può essere corretto chirurgicamente. Tra gli
altri problemi visivi è presente una forte miopia e una
maggiore incidenza di cataratta presso i soggetti più
anziani.
Lo sviluppo sessuale dell'adolescente con sindrome di Down
sia maschio che femmina, inizia abbastanza tardi e può
rimanere incompleto per quanto riguarda i caratteri sessuali
primari (organi riproduttivi interni ed esterni) e secondari
(caratteristiche fisiche legate al sesso)
I soggetti maschi producono generalmente meno ormoni
sessuali. Le ragazze e le donne hanno frequentemente il seno
poco sviluppato; le mestruazioni sopraggiungono normalmente.
Poche donne riproducono e, secondo le statistiche
disponibili, sembra che diano alla luce nella metà dei casi
un bambino normale, e, nell'altra metà, un bambino trisomico
21. Non si ha nessuna prova riguardo alla fertilità dei
soggetti maschi; si ammette generalmente che siano sterili.
Lo sviluppo è la capacità di imparare e modificare il
funzionamento sotto molteplici punti di vista, tra la
nascita e l'età adulta.
La natura dello sviluppo delle persone con sindrome di Down
stato oggetto di dibattito per molti decenni, ci si
chiedeva infatti se tale sviluppo avveniva , sia pure con
ritardi e livelli terminali incompleti , seguendo
fondamentalmente le stesse tappe e meccanismi dello sviluppo
delle persone normodotate, oppure se si trattava di uno
sviluppo particolare caratterizzato da sequenze e meccanismi
diversi dalla norma.
La domanda ha motivato numerose ricerche e molte
discussioni.
Oggi si sa che il bambino portatore di una sindrome di Down
ha uno sviluppo analogo a quello delle persone normali. Lo
sviluppo avviene seguendo esattamente le tappe e le sequenze
dello sviluppo classico, solo le cronologie e i livelli
terminali raggiunti differiscono. Questa nozione è
fondamentale e ha una grande importanza pratica. Permette
infatti di confrontare , in ogni momento e sistematicamente,
lo sviluppo ritardato con lo sviluppo normale e di sapere
qual è l'obiettivo seguente da favorire e da raggiungere, se
possibile nel procedimento.
Lo sviluppo psicomotorio racchiude una serie di acquisizioni
che il bambino compie dalla nascita fino all'acquisizione
del pensiero simbolico o rappresentazionale. Si esplica
attraverso l'integrazione di più aspetti quali lo sviluppo
motorio, percettivo, cognitivo.
Imparare a camminare è una importante manifestazione dello
sviluppo motorio e in genere anche delle componenti
percettive e cognitive insieme.
I soggetti con ritardo mentale arrivano a queste competenze
con un ritardo significativo rispetto ai bambini normodotati.
La causa principale di questo ritardo è la difficoltà del
bambino di tener conto simultaneamente di più afferenze; di
coordinare le diverse unità motorie implicate e di
indirizzarle verso un unico scopo.
I vari comportamenti di postura, come lo stare seduto senza
sostegno, il camminare, sono alcuni stadi dello sviluppo
motorio che sono raggiunti normalmente verso i 6 - 11- 12
mesi, nei bambini con sindrome di Down verso i 9 - 18 - 19
mesi.
Sul ritardo nell'acquisizione delle abilità motorie pesano
la presenza dell'ipotonia muscolare e il ritardo delle
funzioni cognitive.
Un bambino che ha più difficoltà di un altro ad eseguire
alcune azioni attua meno esperienze ed è quindi meno esposto
ad occasioni di apprendimento.
E' però possibile aiutare il bambino a colmare il divario;
un ambiente fisico ricco di stimoli e una rete di relazioni
che lo porti a utilizzare questi stimoli, che lo incoraggi e
lo sostenga, lo motivi e gli infonda sicurezza, hanno un
peso determinante sulla sua crescita.
Tutte le fasi di acquisizione del linguaggio sono
prolungate, il bambino con sindrome di Down rimane a lungo
nella fase dell'acquisizione delle parole (Bollea).
I primi sviluppi del vocabolario sono laboriosi.La
produzione verbale è atipica poiché l'attenzione del bambino
focalizzata a lungo sull'acquisizione di singole parole
senza legarle e organizzarle tra loro. Le acquisizioni
successive avvengono per imitazione e ripetizione e il
passaggio all'unione di due parole per la formazione della
frase, avviene con modalità sintattiche e grammaticali
rigide. Il verbo è usato come nome, e il modo di parlare
diventa una descrizione statica degli oggetti. L'aumento
della produzione delle parole convenzionali, rimane lento
presso la maggior parte dei bambini trisomici fino a due
anni e mezzo o tre.
Le balbuzie possono essere frequenti. Bisogna, comunque,
tener conto dell'esistenza di notevoli differenze
interindividuali nel ritmo e nel livello finale raggiunto
durante lo sviluppo del linguaggio.
I registri sensoriali permettono di creare una prima traccia
dell'informazione che proviene dall'ambiente e permane per
pochissimo tempo. Il primo problema che si manifesta per gli
apprendimenti nelle persone con trisomia 21 è che troppe
informazioni vengono perse già a livello dei registri
sensoriali.
Tale perdita non è dovuta solo a insufficienze sensoriali
(uditive, visive), ma anche a un trattamento insufficiente
dell'informazione a cominciare da un'attenzione spesso
labile, che va stimolata regolarmente, e a uno sviluppo
lento e per lo più insufficiente della memoria a breve
termine.
La memoria a breve termine
La memoria a breve termine rappresenta un problema presso i
bambini e le persone con handicap mentale, e in particolare
presso i soggetti con s. di Down. Tale problema costituisce
una delle cause principali della difficoltà e della lentezza
degli apprendimenti dei soggetti con s. di Down. I limiti
del funzionamento mnestico sono:
Assenza di una ricapitolazione mentale, subvocale o vocale
di queste informazioni, che se fosse presente servirebbe a
"rinfrescare" queste ultime nel magazzino a breve termine;
quando c' è una qualche forma di ricapitolazione, questa è
comunque troppo lenta e laboriosa per essere veramente
efficace. Quest'ultimo motivo è legato alla lentezza e alle
difficoltà di articolazione tipiche di numerosi soggetti
portatori di una sindrome di Down.
Le implicazioni per insegnanti e operatori sono chiare.
Per favorire il funzionamento della memoria a breve termine,
e quindi le memorizzazioni e gli apprendimenti, e
complessivamente tutto lo sviluppo cognitivo del bambino
trisomico è importante:
Dedicare più tempo per consentire loro di afferrare
l'informazione in arrivo incitandoli nello stesso tempo a
operare più rapidamente.
Organizzare per loro il materiale da memorizzare , ma
cercando di portarli per gradi a un'autorganizzazione
spontanea.
Importante è esercitare questi bambini a far uso di
strategie di ricapitolazione con lo scopo di potenziare la
capacità di memorizzare.
La memoria a lungo termine.
La memoria a lungo termine è meno problematica.
Un'informazione correttamente afferrata e trattenuta nella
memoria a breve termine, trasferita poi senza interferenze
nella MLT, sarà efficacemente conservata forse all'infinito
proprio come avviene per le persone normali.
Nel decennio 1978 - 87 furono avviate negli Stati Uniti
importanti ricerche sulla sindrome di Down.
I comportamenti osservati furono : il sorriso, le
vocalizzazioni, i gesti, lo sguardo, la paura,
l'attaccamento.
Emerse che lo "sguardo" era un segnale significativo per le
prime interazioni sociali.
Gunn e al. (1982) riscontrarono che i bambini con S. di Down
nel corso delle interazioni faccia a faccia con la madre,
trascorrevano la maggior parte del tempo spostando lo
sguardo verso l'ambiente circostante più che verso la madre.
(sguardo interpersonale)
Il bambino trisomico ha bisogno di più tempo per sviluppare
attenzione prolungata verso gli adulti; ed è proprio
l'incapacità a mantenere il contatto oculare o lo sguardo
reciproco, secondo Sinson e Wetherick a esser la causa del
loro isolamento nel gruppo di bambini normodotati.
L'assenza di contatto oculare è ,infatti, interpretata come
mancata volontà di interagire dagli altri bambini.
L'epoca della comparsa del sorriso sociale è in genere più
ritardata, e il sorriso è in genere più breve, meno
frequente.
Le differenze temporali e qualitative sono ricollocabili al
deficit espressivo e alle difficoltà percettive e cognitive.
Inoltre questo ritardo influisce negativamente sulla
relazione che sta sorgendo tra i genitori e il bambino, data
l'importanza che riveste il sorriso e le sue prime
manifestazioni
(Fonte:
www.aipd.it
)
Stereotipo: sono tutti uguali (affettuosi,
amanti della musica, biondi, etc.)
Realtà:
le uniche caratteristiche che hanno in comune sono un
cromosoma in più rispetto agli altri (47 invece che 46),un
deficit mentale ed alcuni aspetti somatici. Ma ogni persona
con Sindrome di Down è diversa dall'altra e le differenze
dipendono da fattori costituzionali, dal tipo di educazione
ricevuta in famiglia e a scuola, dalla presenza o meno di
risorse sul territorio.
Stereotipo: sono sempre felici e contenti
Realtà: si tratta dello stereotipo più
comune .La serenità di un bambino,di un adolescente e di un
adulto con Sindrome di Down è legata al suo carattere ,al
clima familiare, alle sue attività sociali e dunque alla
qualità della sua vita, come per qualunque altro. Una
persona con Sindrome di Down manifesta in modo molto
esplicito le sue emozioni (felicità,tristezza, gratitudine,
ostilità, tenerezza, etc.) e qualsiasi comportamento
affettivo.
Stereotipo: esistono forme lievi e forme
gravi di Sindrome di Down.
Stereotipo: non vivono a lungo
Stereotipo: dovranno sempre vivere con i genitori e poi con
i fratelli.
documento tratto da " Le persone down verso il
futuro " progetto 5D
Problemi di salute
Lo sviluppo sessuale
Lo sviluppo
Lo sviluppo psicomotorio
Comunicazione e linguaggio
I registri sensoriali e la Memoria
Lo sviluppo socioemozionale
Alcuni suggerimenti per gli operatori dei mass media
Facciamo affidamento sui media affinché eventuali
pubblicazioni che abbiano come oggetto la sindrome di Down
ne parlino in maniera effettivamente accurata e allo stesso
tempo non offensiva per il grande pubblico, che include le
persone con la sindrome di Down ed i loro familiari.
Siamo sicuri che condividiate le nostre considerazioni,
perciò prendetevi un minuto per verificare che il vostro
scritto sia in linea con le seguenti indicazioni di
linguaggio, e che non stiate contribuendo alla diffusione di
falsi luoghi comuni di ogni sorta su questa condizione
genetica.
Cose
da non dire
Cose
da dire
Perché
Mongoloide
(bambino/ragazzo/adulto)con la SD
o malato di SD
con la SD
figlio Down
con la SD o che ha la SD
Condizione o condizione genetica
LUOGHI COMUNI SULLE PERSONE DOWN
Realtà: il grado di ritardo mentale non
dipende dal tipo di Trisomia anche se esiste una forma
rarissima (mosaicismo) in cui il ritardo può, ma non sempre,
essere molto lieve.
Le differenze tra una persona Down e un'altra dipendono dai
fattori di cui sopra.
Realtà: la durata della vita è aumentata
enormemente. Oggi, grazie al progresso della medicina, l'80%
delle persone con Sindrome di Down raggiunge i 55 anni e 1
su 10 raggiunge i 70 anni. Si stima che in un prossimo
futuro l'aspettativa di vita delle persone con Sindrome di
Down si allineerà con il resto della popolazione.
Stereotipo: possono eseguire lavori
ripetitivi che non implicano responsabilità.
Realtà: ci sono sempre più numerosi esempi
di persone con Sindrome di Down che, grazie ad un
inserimento mirato, possono svolgere sul lavoro mansioni che
implicano anche l'uso di macchinari complicati, sono in
grado di risolvere problemi nuovi con creatività e assumere
responsabilità raggiungendo competenze molto superiori alle
attese.
Stereotipo: vanno a scuola soprattutto per
imparare a socializzare
Realtà: le persone con Sindrome di Down
imparano nella grande maggioranza a leggere e a scrivere, e
la matematica di base. Possono continuare a migliorare i
propri apprendimenti e a coltivare interessi di vario
genere.
Stereotipo: sono ipersessuati oppure eterni bambini
privi di interessi sessuali.
Realtà: gli adolescenti con Sindrome di
Down non differiscono sostanzialmente dagli altri né per
quel che riguarda l'età dell'inizio della pubertà, né per
l'anatomia degli organi sessuali. Provano desideri e hanno
fantasie sessuali come altri loro coetanei. Vi sono ancora
incertezze sulla capacità riproduttiva del maschio con
Sindrome di Down. Sappiamo che la sua fertilità è molto
ridotta, anche se si conosce il caso di un uomo con Sindrome
di Down che ha avuto un figlio. Le donne sono assai più
fertili.
Stereotipo: hanno genitori anziani
Realtà: attualmente il 75% dei neonati con
Sindrome di Down ha genitori sotto i 35 anni. Il dato è
legato alla differente distribuzione dei nati nella
popolazione: nascono in assoluto più bambini da donne
giovani che da donne anziane, quindi anche se il rischio di
avere un bambino Down per una donna giovane è più basso, in
numeri assoluti ci sono più bambini Down figli di coppie
giovani.
Stereotipo: sono incapaci di avere rapporti
interpersonali ad amicizia, a fidanzamento o matrimonio.
Realtà: l'affettuosità delle persone con
Sindrome di Down è intelligente e selettiva. Il frequentare
la scuola dell'obbligo favorisce l'instaurarsi ed il
consolidarsi di rapporti di amicizia. Con il passare degli
anni però si può verificare che i vecchi compagni ed amici
frequentino sempre meno i giovani Down, proprio quando
questi ne avrebbero più bisogno. Ciononostante si
determinano rapporti affettivi "alla pari" tra persone Down
con fidanzamenti e, più raramente, matrimoni.
Stereotipo: non sanno di essere
handicappati.
Realtà: un bambino con Sindrome di Down è
in grado di capire fin da quando è piccolo la propria
diversità rispetto ai compagni e ai fratelli. Il suo
rapporto con il proprio handicap sarà tanto più sereno
quanto più i genitori riusciranno ad affrontare con lui il
discorsosui problemi associati alla Sindrome, sottolineando
le sue capacità e i sui limiti ed aiutandolo ad acquisire un
senso di autostima, in altre parole aiutandolo ad essere il
più autonomo possibile.
Realtà: una persona con Sindrome di Down desidera fin dalla
sua adolescenza dei rapporti alternativi a quelli
esclusivamente familiari. E' necessario quindi potenziare le
soluzioni per una vita adulta relativamente autonoma dalla
famiglia, ad esempio presso comunità alloggio e case
famiglia, ancora scarse in tutto il territorio. Ci sono
tuttavia iniziative per aumentarne il numero e permettere
agli adulti con Sindrome di Down una vita più adeguata alle
loro esigenze.